Riforme di Atatürk
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Le riforme di Atatürk (in turco Atatürk Devrimleri) furono una serie di cambiamenti politici, giuridici, religiosi, culturali, sociali ed economici, progettati per convertire la nuova Repubblica di Turchia in uno Stato-nazione laico e moderno, attuati sotto la guida di Mustafa Kemal Atatürk in linea con l'ideologia kemalista. Al centro delle riforme vi era la convinzione che la società turca si sarebbe dovuta "occidentalizzare" intesa come una "modernizzazione" ottenuta adottando la cultura occidentale in settori come la politica (riforme politiche), l'economia (riforme economiche), lo stile di vita (riforme sociali), la legge (riforme giuridiche), alfabeto (riforme educative), ecc. sia politicamente che culturalmente per essere avanzata.[1] Le riforme hanno comportato una serie di cambiamenti istituzionali fondamentali che hanno posto fine a molte tradizioni e hanno seguito un programma attentamente pianificato per svelare il complesso sistema che si era sviluppato nei secoli precedenti.[2]
Le riforme iniziarono con la modernizzazione della costituzione, inclusa l'emanazione della nuova Costituzione del 1924 in sostituzione della Costituzione del 1921, e l'adattamento delle leggi e della giurisprudenza europea alle esigenze della nuova repubblica. Ciò è stata seguita da una profonda secolarizzazione e modernizzazione dell'amministrazione, con particolare attenzione al sistema educativo.
Storicamente, le riforme di Atatürk si rivolsero a due periodi: il Tanzimât ("riorganizzazione") dell'Impero ottomano, che iniziò nel 1839 e terminò con la Prima era costituzionale nel 1876,[3] e i vari sforzi per secolarizzare, democratizzare e modernizzare l'impero durante la Seconda era costituzionale dal 1908 al 1913.