Architettura africana
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Come altri aspetti della cultura dell'Africa, l'architettura africana è eccezionalmente varia. Nel corso della storia dell'Africa, gli africani hanno sviluppato le proprie tradizioni architettoniche locali. In alcuni casi, possono essere identificati stili regionali più ampi, come l'architettura sudanese-saheliana dell'Africa occidentale. Un tema comune nell'architettura tradizionale africana è l'uso della scala frattale: piccole parti della struttura tendono ad assomigliare a parti più grandi, come un villaggio circolare fatto di case circolari.[1]
L'architettura africana in alcune aree è stata influenzata da culture esterne per secoli, secondo le prove disponibili. L'architettura occidentale ha influenzato le aree costiere dalla fine del XV secolo ed è ora un'importante fonte di ispirazione per molti edifici più grandi, in particolare nelle grandi città.
L'architettura africana utilizza una vasta gamma di materiali, tra cui paglia, bastone/legno, fango, mattoni di fango, terra battuta e pietra. Queste preferenze di materiali variano in base alla regione: il Nordafrica per pietra e terra battuta, il Corno d'Africa per pietra e malta, l'Africa occidentale per fango/adobe, l'Africa centrale per paglia/legno e materiali più deperibili, l'Africa sudorientale e meridionale per pietra e paglia/legno. Un esempio di architettura nativa africana costruita appositamente per contrastare il colonialismo include i forti di Taleh in Somaliland costruiti durante l'era del movimento dei dervisci.