Carestia sovietica del 1932-1933
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La carestia sovietica del 1932-1933 fu una grande carestia che uccise milioni di persone nelle principali aree produttrici di grano dell'Unione Sovietica, incluse l'Ucraina, il Caucaso settentrionale, la Regione del Volga e il Kazakistan,[2] gli Urali meridionali, e la Siberia occidentale.[3][4] L'Holodomor in Ucraina e la carestia kazaka del 1932-1933 sono stati visti come genocidi commessi dal governo di Iosif Stalin;[5][6] tuttavia, alcuni accademici non sono d'accordo sul fatto che la carestia fosse stata "creata dall'uomo"[7]. È stato stimato che tra 3,3[8] e 3,9 milioni di persone morirono in Ucraina[9] e 2 milioni morirono in Kazakistan.[10][11][12][13]
Il numero esatto di decessi è difficile da determinare a causa della mancanza di registri,[9][14] ma il numero aumenta in modo significativo quando vengono inclusi i decessi nella regione fortemente popolata da ucraini del Kuban'.[15] Le stime più vecchie sono ancora spesso citate nei commenti politici.[16] Nel 2007, David Marples stimò che a causa della carestia nell'Ucraina sovietica sono morte 7,5 milioni di persone, di cui 4 milioni di etnia ucraina.[17] Secondo i risultati della Corte d'appello di Kiev nel 2010, le perdite demografiche dovute alla carestia ammontano a 10 milioni, con 3,9 milioni di decessi diretti per carestia ed altri 6,1 milioni di carenze delle nascite.[9] Più tardi nel 2010, Timothy Snyder stimò che in totale sono morte in Ucraina circa 3,3 milioni di persone.[8] Nel 2013, venne affermato che i decessi totali in eccesso in Ucraina non avrebbero potuto superare i 2,9 milioni.[18]
Stalin ed altri membri del partito avevano ordinato che i kulaki venissero "liquidati come classe"[19] e così divennero un bersaglio per lo stato. I contadini più ricchi e i proprietari terrieri vennero etichettati "kulaki" e vennero ritratti dai bolscevichi come nemici di classe, il che culminò in una campagna sovietica di repressioni politiche, tra cui arresti, deportazioni ed esecuzioni di un gran numero di contadini ricchi e delle loro famiglie tra il 1929 ed il 1932.[15]
I principali fattori che contribuirono alla carestia includono: la collettivizzazione forzata dell'agricoltura come parte del primo piano quinquennale sovietico, l'approvvigionamento forzato di grano, combinato con una rapida industrializzazione, un calo della manodopera agricola e diverse siccità. La carestia è vista da alcuni storici come un deliberato atto di genocidio contro le etnie ucraina e kazaka mentre altri critici contestano la rilevanza di qualsiasi motivazione etnica, come spesso è implicito in quel termine, e si concentrano invece sulle dinamiche di classe tra i contadini proprietari terrieri (kulaki) con forte interesse politico per la proprietà privata e i principi fondamentali del Partito Comunista al potere che erano diametralmente opposti a quegli interessi.[20] Oltre alla carestia kazaka del 1919-1922, questi eventi videro il Kazakistan perdere più della metà della sua popolazione entro 15 anni a causa delle azioni della potenza sovietica. Complessivamente la carestia kazaka del 1930-1933 fece dei kazaki una minoranza nella loro stessa repubblica. Prima della carestia, circa il 60% della popolazione della repubblica era kazako, ma dopo la carestia, solo il 38% circa della popolazione era kazako.[10][21]
Gareth Jones è stato il primo giornalista occidentale a denunciare la devastazione.[22][23][24]