Tambora
vulcano indonesiano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il Tambora o Tomboro[1] è uno stratovulcano dell'isola di Sumbawa, situata nell'arcipelago indonesiano della Sonda. Il vulcano è conosciuto per la devastante eruzione del 1815, una delle poche VEI-7 a memoria storica. Deve la sua origine alla subduzione della placca australiana al di sotto della placca della Sonda.
Tambora | |
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L'odierna caldera del Tambora | |
Stato | Indonesia |
Regione | Piccole Isole della Sonda |
Provincia | Nusa Tenggara Occidentale, Reggenza di Bima-Reggenza di Dompu |
Altezza | 2 850 m s.l.m. |
Prominenza | 2 722 m |
Catena | Arco della Sonda, Cintura di fuoco |
Caldera | Diametri 6-7 km; profondità 1300-1400 m |
Ultima eruzione | 2011-2012 |
Codice VNUM | 264040 |
Coordinate | 8°15′S 118°00′E8°15′S, 118°00′E |
Data prima ascensione | 1847 |
Autore/i prima ascensione | Heinrich Zollinger |
Mappa di localizzazione | |
Conosciuto in tempi antichi anche come Aram,[2] prima dell'eruzione del 1815 l'edificio vulcanico era di dimensioni davvero poderose, innalzandosi tra i 4 000 e i 4300 m s.l.m. e rendendosi all'epoca uno dei rilievi più alti dell'intero arcipelago indonesiano, superando il Kerinci, che con 3805 m s.l.m. è attualmente il vulcano più alto dell'Indonesia; il Tambora era la 15ª montagna più alta al mondo per prominenza,[3] nonché il punto più alto di un'isola in assoluto.[4] Per la sua considerevole altezza era un punto di riferimento per i naviganti che lasciavano Bali navigando verso oriente, profilandosi elevato quanto il vulcano Rinjani, alto 3726 m e molto più vicino.[5]
Oggi la montagna non supera i 2850 m s.l.m. Un terzo dell'altezza originaria è andato perduto a causa dell'evento eruttivo del 1815, e al suo posto esiste un'enorme caldera di 6-7 km di diametro. In quell'occasione vennero udite esplosioni terrificanti fino a 2000 km di distanza dal vulcano; percepite scosse telluriche dovute a onde d'urto o al collasso della sommità; la cenere vulcanica ricoprì Borneo, Molucche, Giava, Sulawesi; tsunami alti fino a 4 m vennero generati dal contatto tra flussi piroclastici, che discendevano da ogni lato del monte, e l'acqua del mare che circonda la penisola di Sanggar; terribili tempeste d'aria, probabilmente dovute all'ascesa di aria riscaldata attorno alla montagna e conseguente vuoto ricoperto repentinamente da aria fredda, sradicarono ogni cosa nella penisola di Sanggar.[6]
L'eruzione provocò la distruzione dei Regni di Tambora, Pekat e Sanggar, che attorniavano il vulcano, a causa di tsunami e flussi piroclastici con vittime dirette fino a 10 000-12 000. Nell'intera Indonesia le vittime ammontarono a 117 000. Il totale dei morti in tutto il pianeta a causa degli sconvolgimenti climatici che seguirono, compreso l'anno senza estate, supera le 200 000 unità.[7]
Degli scavi archeologici nel 2004 hanno fatto rinvenire una casa totalmente bruciata con due cadaveri carbonizzati a testimoniare l'esistenza di regni perduti, tanto che si parla di "Pompei d'oriente".[8]