Tesi del declino ottomano
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La tesi del declino ottomano o paradigma del declino ottomano (in turco Osmanlı Gerileme Tezi) è una narrativa storica obsoleta[1] che un tempo ha giocato un ruolo dominante nello studio della storia dell'Impero ottomano. Secondo la tesi del declino, dopo un'età dell'oro associata al regno del sultano Solimano il Magnifico (r. 1520–1566), l'impero entrò gradualmente in un periodo di totale stagnazione e declino dal quale non riuscì mai a riprendersi, e che durò fino alla dissoluzione dell'Impero ottomano nel 1923.[2] Questa tesi è stata utilizzata per la maggior parte del XX secolo come base per la comprensione della storia ottomana sia occidentale che della Repubblicana turca.[3] Tuttavia, nel 1978, gli storici hanno iniziato a riesaminare i presupposti di base della tesi del declino.[4]
Gli storici accademici dell'Impero ottomano, dopo la pubblicazione di numerosi nuovi studi negli anni '80, '90 e 2000 e il riesame della storia ottomana attraverso l'uso di fonti e metodologie precedentemente non sfruttate, hanno raggiunto un consenso sul fatto che l'intera nozione di declino ottomano fosse un mito e che effettivamente, l'Impero ottomano non ristagnò o declinò affatto, ma continuò piuttosto a essere uno stato vigoroso e dinamico molto tempo dopo la morte di Solimano il Magnifico.[1] La tesi del declino è stata criticata come "teleologica", "regressiva", "orientalista", "semplicistica" e "unidimensionale",[5] e descritta come "un concetto che non trova posto nell'analisi storica".[6] Gli studiosi hanno quindi "imparato meglio che discuterne".[7]
Nonostante questo drammatico cambio di paradigma tra storici professionisti, la tesi del declino continua a mantenere una forte presenza nella storia popolare, così come nella storia accademica scritta da studiosi che non sono specialisti dell'Impero ottomano. In alcuni casi ciò è dovuto alla continua dipendenza da parte di non specialisti di opere obsolete e smentite,[8] e in altri a determinati interessi politici che beneficiano della continua perpetuazione della narrativa del declino.[9]